Etimologicamente il termine solitudine rimanda alla condizione del nascituro che si separa dal grembo materno iniziando una nuova fase, quella da essere autonomo, perdendo allo stesso tempo quella condizione particolare propria della simbiosi affettiva tra madre e grembo.
Ma psicologicamente questa è una condizione naturale e costitutiva della natura umana, passiamo gran parte della nostra vita a temere ed evitare di star soli dal momento che questa esperienza è il più delle volte comsiderata negativa e dolorosa. Ciononostante molti di noi, soli nelle nostre stanze o tra la folla che di prima mattina si affretta ad andare a lavoro, hanno considerato la possibilità che esistano pii forme di solitudine. E così è. Ma ora non ci focalizzeremo su questo quanto sul fatto che quando si pensa alla solitudine ci si riferisce istintivamente alla sua dimensione oggettiva, ovvero alla reale assenza di legami significativi. Tuttavia è necessario sottolineare l’importante differenza che intercorre tra: “sentirsi soli” ed “essere soli”. Sperimentare solitudine non ha, infatti, una diretta connessione con l’avere o meno persone vicino, si può essere circondati da affetto e compagnia, ma percepire comunque questo tipo di sentimento. Trattasi infatti di un sentimento molto profondo, intimo e soggettivo.
Infatti vi è la possibilità che alcuni individui socialmente isolati, possano sentirsi soddisfatti della loro vita dal momento che non sempre non essere soli significa stare in compagnia. Al contrario, altri individui possono essere oggettivamente coinvolti in un alto numero di relazioni interpersonali ma, nonostante questo, sentirsi profondamente insoddisfatti della loro vita relazionale e fare di conseguenza esperienza di un doloroso senso solitudine.
Tipicamente questa condizione è seguita dalla convinzione di non sentirsi compresi o amati o comunque di non avere un equilibrio tra dare e avere ( dopotutto l'amicizia come ritenevano i romani si basava sul "Do ut des" ) e in quanto mancanza è spesso accompagnata da un senso di vuoto e di smarrimento, che porta in fondo anche a chiedersi il senso della propria esistenza portando nei casi piu gravi ad una forma di depressione.
La mancanza che, a livello di coscienza, avvertiamo come esterna , è in realtà la proiezione al di fuori di noi di una mancanza interna, di un vuoto, cioè dell’assenza di quelle risorse interne che ogni essere umano dovrebbe possedere, come risultato delle proprie potenzialità energetiche e del patrimonio di esperienze positive della propria esistenza.
Di conseguenza le persona solitamente fanno la conoscenza di due tipi di solitudine: "la mancanza di aiuto", "deserto di affetti". Nel primo caso prevale il senso dell'abbandono, nel secondo la solitudine si manifesta come una mancanza di interesse e incapacita di amare.
Ciononostante la solitudine può anche essere formativa dal momento che ci mette in confronto con noi stessi.
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